La Forza, la Virtù e il Valore

Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore”, recita un noto aforisma di Nietzsche. E, in effetti, il valore non solo è inconoscibile, ma non c’è prima: giunge al valore solo ciò che entra in un processo di valorizzazione e si scrive.

Allora, che cosa contribuisce al valore? Con quale forza le cose, le imprese, le opere d’arte e d’invenzione giungono al valore? Con quale virtù ciascuno, nell’incontro, mette in gioco i talenti fino alla loro valorizzazione, anziché indugiare nel tabù

della vendita, come se si trattasse di vendersi, ovvero, di prostituirsi? Mai come oggi, in un momento in cui in Italia il dibattito sul lavoro si sta facendo sempre più pressante, occorre ribadire che gli uomini e le donne non hanno un prezzo, non se ne stanno lì ad aspettare il ramo di un albero a cui aggrapparsi per sistemarsi, per trovare un posto nel sistema delle genealogie sociali e politiche.

Mai come oggi occorre cimentarsi nella vendita, per la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e industriale delle nostre città. Nessuno si vende, nonostante la credenza che tutto abbia un prezzo e che il valore coincida con il prezzo. Ma senza la vendita, niente vale, perché niente si comunica, si scrive e resta. Freud definiva la pulsione “konstant Kraft”(forza costante), la stessa che per Machiavelli era la virtù. Lontana dalla dicotomia che la oppone al vizio, la virtù è ciò che impedisce il vittimismo, impedisce che ognuno si abbatta dinanzi alla difficoltà o che creda di dover mettersi in vendita per vivere. Per vivere, per fare, per inventare, occorre

dissipare il luogo comune secondo cui la pulsione è l’istinto cieco che deve essere tenuto sotto controllo: se la pulsione è forza, è virtù, allora è intellettuale, non animale, è la spinta in direzione della qualità, del valore assoluto.

L’incontro all’interno del quale è intervenuta Anna Spadafora, si è tenuto il 16 aprile 2012. L’evento è stato promosso e organizzato dall’equipe di Cifrematica di Modena.