SÌ, LOGO. IL MARCHIO E LA SUA FUNZIONE NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE

No logo è il titolo del libro pubblicato dalla scrittrice Naomi Klein contro il marchio come strumento della globalizzazione, vista come sinonimo di schiavitù e sfruttamento delle popolazioni più deboli del pianeta. Mentre la Klein si scagliava contro i profitti ingiustificati di grandi marchi come Nike e Coca Cola, le nostre imprese oggi sono impegnate nella lotta alle contraffazioni, che rendono sempre più precario il destino di settori finora  portanti dell’economia europea.

In questa fase di organizzazione planetaria del mercato, l’imprenditore ha molte ragioni per interrogarsi intorno alla direzione e al destino della sua azienda, intorno alle cose da fare e alla strategia da seguire. Allora, come si stabilisce il marchio, la portata del marchio rispetto al dispositivo di qualità dell’azienda? Qual è il contributo che oggi il marchio, pur non essendo la lampada di Aladino, può dare alla direzione dell’impresa verso la qualità?

Per rispondere a queste domande, il 24 marzo 2006 presso la Sala Borsa Merci di Modena, si è tenuto il convegno Sì logo. Il marchio e la sua funzione nell’era della globalizzazione, organizzato dalla Camera di Commercio di Modena, dall’Equipe Cifrematica di Modena e dall’Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna, con gli interventi di Ferdinando Cionti, autore del libro Sì, logo (Spirali), giurista e giornalista, uno dei massimi esperti in Europa dei problemi giuridici legati all’immagine, al marchio e alla proprietà intellettuale, Alberto Mantovani presidente della Camera di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura della Provincia di Modena, Enrico Corsini presidente del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, Leonardo Giacobazzi consigliere del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena. Introduzione di Anna Spadafora brainworker, direttore dell’Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna.

Nel suo libro, Ferdinanto Cionti, autore di numerosi saggi sul marchio fin dagli anni ottanta, risponde alle tesi sostenute dal libro della Klein, analizzando uno per uno i motivi per cui oggi, senza il  marchio e la sua funzione, le imprese in Italia e in Europa sarebbero destinate a soccombere proprio all’avvento della globalizzazione che scatena la competizione più sfrenata e ingovernabile. Come dimostrano gli esempi che sono stati riportati a questo convegno (fra cui il marchio Motor Valley della CCIAA di Modena), il valore aggiunto del marchio, della firma, del nome, oggi è indiscutibile. Per non parlare dei prodotti tipici (come l’aceto balsamico di Modena), di cui il nostro Paese è ricco e la cui tutela e valorizzazione sarebbero difficili senza il marchio collettivo.