I DISTRETTI DEL MADE IN ITALY NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE
Il distretto industriale, la forma organizzativa che caratterizza la produzione di ceramica non solo in Italia ma nel mondo, è chiamato a configurarsi in modi più innovativi per rispondere alle nuove sfide. Quali sono le strategie che imprenditori e manager possono utilizzare per valorizzare l’immenso patrimonio intellettuale e tecnologico dei distretti, organizzazioni che hanno fatto del made in Italy una realtà unica al mondo? A quali strumenti aziendali ed associativi si può ricorrere per affrontare la globalizzazione dei mercati e delle economie?
Dopo l’introduzione di Anna Spadafora, brainworker, direttore dell’Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna, che ha sottolineato “il valore aggiunto di un prodotto che nasce da un distretto italiano, in quanto frutto di un patrimonio in cui s’intrecciano cultura e arte, scienza e tecnologia, come nelle botteghe del Rinascimento”, e l’intervento di Alfonso Panzani, presidente di Confindustria Ceramica, il quale ha rilevato come “la capacità competitiva dell’industria italiana della ceramica avrà anche nel futuro il distretto quale formidabile supporto competitivo, anche se rispetto a quello attuale si caratterizzerà per più sofisticati modelli logistici, una maggior importanza dei fattori immateriali connessi al prodotto, una ancor più spinta valorizzazione del made in Italy”, Alberto Piantoni ha illustrato quali sono le strategie per valorizzare l’immenso patrimonio intellettuale e tecnologico dei distretti, organizzazioni che hanno fatto del made in Italy una realtà unica al mondo, e a quali strumenti aziendali ed associativi si può ricorrere per affrontare una realtà così complessa come la globalizzazione dei mercati e dell’economia. “Per trasformare i distretti in uno strumento veramente efficace – ha affermato – è indispensabile individuare un linguaggio comune e un comune denominatore delle aziende che lo compongono, e questo non può essere soltanto un prodotto, ma soprattutto una scala di valori. Se si condividono i valori, è più semplice parlare di logistica integrata, di una rete lunga distributiva, pur mantenendo le specificità di ciascuna azienda”.
Un’altra esigenza imprescindibile che ha sottolineato Piantoni è quella della comunicazione fra distretti, per fare in modo che le tecnologie non restino confinate in alcune aree geografiche e produttive ma si estendano anche ad altre. E sta qui la capacità di creare una rete. “Occorre rendersi conto – ha aggiunto – che da soli non si riescono a vincere le scommesse che ci vengono poste in questi momenti difficili dal mercato”.
Uno degli ultimi suggerimenti di Piantoni ci è parso di grande importanza: “Le aziende medie, quelle che guidano i distretti, devono rendersi disponibili a prendersi in carico le aziende più piccole e gli artigiani, che sono una parte fondamentale dei distretti: in altri termini, devono ridistribuire a valle ricchezza e modelli organizzativi e, soprattutto, valorizzare le competenze dei piccoli. Solo se manteniamo vivo questo substrato – che è quello che molto spesso è generatore di idee – potremo avere un vantaggio competitivo nel lungo periodo, altrimenti avremo sempre un vantaggio di breve periodo e il ciclo produttivo s’interrompe. Ma sappiamo benissimo che le idee non nascono se s’interrompe il ciclo, e sono le idee che fanno andare avanti le società”.
L’incontro, organizzato da Confindustria Ceramica, dall’Equipe Cifrematica di Modena e dall’Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna, si è tenuto venerdì 19 settembre 2008 presso l’Auditorium di Confindustria Ceramica.