L’ASCOLTO

Come ascoltare? Chi ascolta? L’ascolto ha rilevanza assoluta in ciascun ambito della vita. Nelle scuole sempre più bambini vengono diagnosticati affetti da deficit dell’attenzione. Ma in che misura ciò può essere causato dall’assenza di ascolto? Se con l’insegnante o a casa non si instaurano dispositivi pragmatici e narrativi certamente è difficile che ci sia ascolto. Nell’impresa si parla comunemente della necessità di ascoltare il cliente, ma in che termini? Occorre forse fare tutto ciò che dice? Il cliente ha sempre ragione? L’ascolto che porta alla riuscita è differente, non tenta di rispondere ai bisogni e ai desideri rappresentati, ma si interroga sulla specificità. In che modo può quindi arrivare a cogliere la domanda di qualità? Nella famiglia, comunità ideale in cui ognuno pensa di conoscere sé e gli altri, l’ascolto è difficilissimo. Proprio l’idea di conoscenza instaura il pregiudizio e impedisce l’ascolto. Che bisogno ci sarebbe di ascoltare se si sapesse già cosa l’altro vuole dire? Inefficaci gli sforzi eroici della madre che vuol comprendere il figlio. Impossibile mettersi in ascolto. Eppure, senza l’ascolto, ognuno si troverebbe a girare in tondo, credendo di vedere come stanno le cose e come saranno nell’avvenire. Occorre dunque interrogarsi. Come si produce l’ascolto lungo l’occorrenza?

Lo abbiamo chiesto a Anna Spadafora, psicanalista, direttore dell’Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna, nel corso di tre inconti dal titolo L’ascolto, che si sono tenuti dal 27 gennaio al 24 marzo 2014, nella Sala Ex Oratorio, del Palazzo dei Musei di Modena.

Gli incontri sono stati promossi e organizzati dall’equipe di Cifrematica di Modena, che partecipa alle attività dell’Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna.